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Inauguriamo la nostra rubrica di “Spigolature anarchiche” con un omaggio ai giornalisti e vignettisti assassinati nella redazione di Charlie Hebdo. Da ieri stanno circolando molti ritratti e ricordi degli straordinari artisti ai quali l’oscurantismo religioso ha voluto spezzare le penne con cui, dal 1969 a oggi, continuavano a interpretare l’eredità dell’illuminismo e della laicità, da liberi pensatori, fustigatori di ogni potere e di ogni religione intesa nelle sue manifestazioni temporali. Non abbastanza si è letto della loro ispirazione libertaria, che ha nutrito la sagacia, l’irriducibilità e la limpidezza della loro satira e che li ha portati a collaborare con diverse iniziative promosse dagli anarchici. Per il nostro omaggio, sintetizzato nel titolo che Charlie Hebdo avrebbe potuto fare suo (Il clericalismo è il kalashnikov dei coglioni), abbiamo scelto di usare due brevi stralci del comunicato del gruppo parigino “Né dio né padrone” aderente alla Federation Anarchiste.

“Molti dei giornalisti assassinati, Charb, Cabu, Tignous e Wolinski, hanno offerto il loro contributo a varie edizioni del Salone del libro anarchico, partecipando ai dibattiti o disegnando, con amicizia e grande talento, molti dei nostri manifesti.
Per rendere loro omaggio, dobbiamo continuare a batterci per la libertà di espressione.

Gli anarchici, in generale, sono atei. Di conseguenza considerano TUTTE le religioni come l’oppio dei popoli. D’altra parte gli anarchici rispettano la libertà di credo, quando questa libertà si esprime nel contesto di una repubblica laica.
Il che comporta il diritto di poter criticare TUTTE le religioni”.