2 maggio, mi reco come tutte le mattine, di buon’ora, a portare l’immondizia nel cassonetto. Mi ferma un vecchio socialista, di quelli buoni: «Hanno disonorato l’anarchia», mi dice, ma poi ci ripensa e continua: «… ma quelli non sono anarchici …». Vox populi…
Dimostrando la consueta preparazione sia sul piano organizzativo sia su quello fisico, anche questa volta gli elementi scelti del Blocco Nero hanno dato un’ottima dimostrazione delle loro capacità risultanti dal lungo allenamento svolto in numerose città europee e nord americane. Inquadrati disciplinatamente, nonostante la stragrande massa dei dimostranti manifestasse di non condividerne i propositi (non riusciamo a comprendere una simile presa di distanza!), gli uomini del Blocco Nero hanno corrisposto in pieno alle aspettative da giorni e da più parti auspicate e, con la metodica determinazione che li contraddistingue, hanno provveduto a migliorare il quadro urbano delle zone loro assegnate. Incuranti di alcuni isolati tentativi di boicottaggio, della riprovazione di strati evidentemente reazionari della popolazione, degli inspiegabili tentativi di alcuni proprietari di sottrarre le loro auto alla doverosa combustione, hanno contribuito, con la consueta efficacia, a far avanzare quel processo di trasformazione sociale di segno libertario teso alla creazione di una società di giusti, liberi ed uguali. Quella che è, come tutti ben sappiamo, al vertice dei loro pensieri.
La solidale risposta dell’opinione pubblica, toccata dalla loro abnegazione, sarà di sicuro conforto e permetterà loro di dimenticare il duro sacrificio degli amati strumenti di intervento abbandonati sul terreno per potersi confondersi, come d’abitudine, con il resto dei manifestanti. Alla loro modestia non c’è limite, orgogliosi di aver fatto il proprio dovere, non hanno cercato allori, rientrando senza altri riconoscimenti nell’anonimato della massa.
Al di là del sarcasmo (e per carità di patria ci fermiamo qui), restano da fare alcune considerazioni, forse banali ma pur sempre necessarie.
L’Expo meritava ben altro tipo di contestazione che non la solita, violenta sceneggiata ad uso delle telecamere.
Le critiche, giuste e doverose all’Expo, sono passate completamente in secondo, anzi, in terzo se non quarto piano.
La solita, sempiterna domanda del “a chi giova”, sembrerebbe avere una risposta sola.
Le contraddizioni in seno al movimento no-Expo sono esplose altrettanto clamorosamente delle bombe carta. E saranno difficili da ricomporre.
Le programmate “cinque giornate di Milano” sono finite a metà della prima giornata.
La gara a chi è più tosto e cattivo, a chi fa l’esegesi più raffinata, a chi ha capito tutto mentre gli altri nisba, impazza sui blog di mezza Italia, mostrando una miseria intellettuale di certo antagonismo più inaspettata di quel che avremmo pensato.
N’do cojo cojo… sembra di essere tornati indietro di alcuni anni luce, e non se ne sentiva il bisogno.
Ora se sei un precario, un disoccupato, un lavoratore interinale, uno sfruttato al cubo, insomma, uno sfigato con tanta rabbia in corpo, difficilmente potrai trovare altri momenti per manifestare contro chi ti ruba la vita, se manifestare significa fornire un teatro d’azione alle performance del Blocco Nero.
Alfano, Maroni e soci stanno già pensando come raccogliere i frutti maturati nella giornata del Primo Maggio.
Massimo Ortalli, Cristina Valenti
L’immagine di questa spigolatura
Questa la manifestazione del Primo Maggio a Milano.