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Avrei dovuto scrivere un report sulla terza edizione dell’Under Fest ma si sono verificati tre imprevisti: 1) il giorno dopo ho dovuto lavorare al ristorante per il week-end lungo di Pasqua e alla fine ero cotto 2) mi sono beccato l’influenza 3) sono una persona pigra.
Quello che segue è quindi una specie di resoconto in differita del festival – cosciente del fatto che a distanza di ormai due settimane non posso ricordarmi proprio tutto – strutturato come una lista, di quelle acchiappa-click, che vanno tanto di moda.

10) Il Bronson

Quest’anno l’Under Festival si è tenuto al Bronson di Madonna dell’Albero e non più al Cisim di Lido Adriano. Il cambio di location poteva essere un elemento disgregante per l’identità del festival ma così non è stato. L’organizzazione è stata impeccabile e d’altronde non poteva essere altrimenti: la combo Bronson feat. Il Lato Oscuro della Costa ha funzionato ancora.

9) Jato

Writer e calligrafo riminese di origini sarde, davvero molto simpatico e bravo, e anche molto umile. Stava lì seduto vicino al banchetto dei dischi con il suo blocco di fogli e le sue boccette di inchiostro, tu facevi un offerta libera e lui ti personalizzava a piacimento il manifesto dell’Under, con una scritta calligrafica nello stile a tua scelta. Un ottima idea per un bel ricordo delle serate.

8) Kenzie Kenzei

Kenzie Kenzei è stato il presentatore della due giorni, l’host, e devo ammettere che è stato perfetto. Ovviamente anche lui ha fatto un breve showcase ed è stato un piacere rivederlo esibirsi live. Gran tecnica, gran stile, gran presenza scenica. “Inca” è la sua hit, un pezzaccio che dovreste conoscere tutti, e dal vivo rende ancora di più: io sono rimasto a bocca aperta.

7) Big Rule

Di tutti i rapper dell’”inizio serata”, giovani e meno giovani, bravi e meno bravi, Big Rule è quello che mi ha colpito maggiormente. Lo so cosa state pensando: “è di Ravenna come te, lo dici solo per campanilismo!”, in realtà non lo conosco personalmente, non ci ho nemmeno mai parlato; però mi hanno detto che è forte a giocare a racchettoni, anzi: colgo l’occasione per lanciargli una sfida. A parte gli scherzi il suo pezzo trap un po’ ironico – totalmente inaspettato, ed eseguito alla perfezione – è stato a mio parere uno dei momenti più potenti della prima giornata.

6) Brain

Ad essere sinceri ho visto suoi live migliori, ma lui è uno che dal vivo riesce sempre a fare una grande figura. Ero curioso di sentire i nuovi pezzi e sono convinto abbiano un ottima resa; “Leocadia” poi è probabilmente il suo disco migliore. In particolare “Vuoto” – e direi sorprendentemente, per come è strutturato – funziona benissimo. Il beat è spettacolare, lo storytelling pure, e la chiusura è destinata a diventare uno dei momenti top dei suoi live a venire. Scommettiamo?

5) Mastino

Si è fatto entrambi i giorni e il secondo era davvero stanchissimo: a momenti ci addormentavamo vicini vicini sul divanetto. Nonostante ciò è salito ugualmente sul palco, a fare quello che sa fare meglio: il rap. La prima serata – peccato per l’assenza di Blo/B – assieme a Dj Apoc per presentare i pezzi di Drammachine. Il secondo a far capire ai ragazzi più giovani quando può essere forte e viscerale la passione per l’hip hop, che ti fa rimanere lì anche se hai moglie e figli a casa. Un grandissimo.

4) Lord Madness

Sempre con Mastino, sempre su quel divanetto – non fatevi strane idee! Ad un certo punto Masta si alza e mi dice “vado a vedere Lord Madness, che live non l’ho mai visto”. Nemmeno io. Ci ritroviamo poco dopo in sala e incrociamo gli occhi sbarrati. Beh, che dire: fortissimo. Praticamente una macchina. Precisissimo, velocissimo, pulitissimo. Per quanto mi riguarda la vera sorpresa della serata; nel suo genere sicuramente uno dei migliori live-performer in Italia.

3) Il cypher

L’Under Fest è anche e soprattutto questo: rapper che si scambiano il microfono e fanno la loro strofa fino all’infinito. È quello che si faceva prima che l’hip hop andasse di moda, è quello che si fa ora – ma quanto durerà ancora? – che l’hip hop va di moda, ed è quello che si continuerà a fare quando l’hip hop avrà smesso di andare di moda.

2) Bassi Maestro

Bassi Maestro è uno dei veri king dell’hip hop italiano e l’ha dimostrato anche all’Under, con un live solido e ben strutturato, a mio parere anche migliore di quello al Cisim di qualche tempo fa. Io non sono mai stato un suo grandissimo fan, non sono uno di quelli cresciuti ascoltando i suoi pezzi: da adolescente preferivo altri artisti italiani. Crescendo però l’ho rivalutato tantissimo, per tutto quello che di buono ha fatto – e continua a fare – per questa cultura in Italia. Vederlo live è sempre emozionante, per il suo stile inconfondibile e per il carisma che non fa che crescere con il passare degli anni.

1) Tutto quello che mi sono perso

Lord Bean? Non l’ho visto! Johnny Marsiglia? Non l’ho visto! Moddi? Non l’ho visto! Dj Trix? Non l’ho visto! Insomma, la seconda sera mi sono perso quasi tutta la cremeria, perché sono dovuto andare via presto. Mi sarebbe piaciuto anche ballarmela sulle ignorantate di Shone & Aldivas ma purtroppo è andata così. Ci saranno altre occasioni. Magari proprio al prossimo Under Fest!